La Verona di Dante

Tour in diretta online

22 maggio 2021 - ore 15:00  - € 10 a persona (5 € ridotto)

La Verona di Dante - Visita Guidata

Dante a Verona e Verona nella divina commedia.
Una passeggiata per le vie e i luoghi di Verona legati alla presenza di Dante in città e citati nella Divina Commedia.

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Anche se non molto conosciuto ai più, Verona è forse la città più importante dopo Firenze quando si parla di Dante. A Verona il grande poeta trascorse più di 7 anni del suo esilio, e i riferimenti alla città, alla sua storia, ai suoi luoghi e tradizioni all'interno della Divina Commedia sono numerosi, tanto da poter essere strutturati in una vera e propria visita guidata letteraria che si snoda per luoghi noti e e meno noti di Verona.
Per maggiori informazioni e per prenotare una visita guidata alla Verona di Dante:

veronatour@gmail.com

L'Esilio

Sarcofago Bartolomeo della Scala

«Lo primo tuo refugio e 'l primo ostello; sarà la cortesia del gran Lombardo che che ’n su la scala porta il santo uccello;»

Quando Dante incontra il suo avo Cacciaguida nel cielo di Marte in Paradiso, questi gli profetizza l'esilio da Firenze presso Bartolomeo signore di Verona (il gran lombardo), membro della famiglia della Scala. Dante tuttavia dopo qualche anno, alla morte di Bartolomeo, lasciò Verona, tornandovi alcuni anni dopo quando signore della città era Cangrande della Scala. In quest'occasione vide sicuramente il sarcofago di Bartolomeo all'interno del cortile delle Arche Scaligere, e ne descrisse lo stemma con la scala sovrastata dall'aquila imperiale.

Cangrande

statua di Cangrande

«Con lui vedrai colui che ’mpresso fue, nascendo, sì da questa stella forte, che notabili fier l’opere sue.»

Così continua Cacciaguida, annunciando al suo pronipote l'incontro con Cangrande della Scala, ancora bambino, presso la corte di Bartolomeo.
In Cangrande Dante vide un modello di guida politica illuminata e capace, tanto da dedicargli il Paradiso. Dante, presso la corte scaligera, si occupò della stesura di lettere e documenti diplomatici, come recenti studi sembrano mettere in luce. Ma il suo esilio dovette comunque avere alti e bassi: «Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.» e alla fine lasciò Verona alla volta di Ravenna, dove venne a mancare ed è tutt'ora sepolto.

I Luoghi di Dante

Sono numerosi i luoghi legati alla presenza di Dante a Verona, e le sue fonti di ispirazione per la Divina Commedia che potrete vedere e sentire raccontati durante la nostra visita guidata.

Piazza dei Signori

Si parte da piazza dei Signori, che i Veronesi chiamano piazza Dante proprio per la statua del poeta che vi sorge al centro. Dante, almeno per un periodo, venne ospitato proprio nei palazzi Scaligeri che si trovano sulla piazza. Una targa con la profezia di Cacciaguida ricorda la sua presenza qui.
La statua al centro della piazza venne realizzata poco prima dell'annessione del Veneto al Regno d'Italia. Dedicare un così solenne monumento al padre della lingua di una stato di cui Verona, occupata dagli asburgici, ancora non faceva parte, fu considerato un atto per molti versi eversivo.
Nella piazza si trova anche il Caffé Dante, uno dei locali storici di Verona, ritrovo di carbonari e cospiratori durante il Risorgimento.

Le Arche Scaligere

Nel cimitero privato della famiglia della Scala, troviamo il sarcofago di Bartolomeo della Scala, che per primo diede ospitalità a Dante, e il mausoleo di Cangrande della Scala, sotto la cui signoria il poeta si fermò a Verona per più lungo tempo. Negli anni '30 il sarcofago di Cangrande venne aperto sperando di trovarvi all'interno una copia autografa del Paradiso o della Divina Commedia. Il volume non c'era ma nell'occasione si constatò che il corpo del signore scaligero era mummificato, e la successiva ricognizione nel 2004 permise di scoprire le cause di morte per avvelenamento.

La Biblioteca Capitolare e Sant'Elena

Biblioteca Capitolare VeronaIl luogo dove più forte si può percepire la presenza di Dante a Verona è la chiesa di Sant'Elena, dove egli, nel 1320, tenne la "Quaestio de aqua et terra", una dissertazione di fisica, di fronte ai canonici e agli intellettuali veronesi. La chiesa era di proprietà del Capitolo dei Canonici, un gruppo di prelati che gestiva la Schola annessa alla Cattedrale dove si formavano i nuovi sacerdoti. Proprietà del Capitolo era anche la Biblioteca Capitolare annessa alla Schola che, risalente almeno al 517 d.C. è la biblioteca più antica al mondo tra quelle ancora esistenti. Non vi sono prove certe che Dante vi abbia condotto le sue ricerche per la stesura della Divina Commedia ma, considerando l'importanza della Biblioteca Capitolare, e il fatto che Dante abbia tenuto proprio nella chiesa dei Canonici la sua quaestio, è più che una supposizione e qualche studioso ancora va alla ricerca di qualche appunto manoscritto di Dante che possa essere nascosto in qualche anfratto della biblioteca. Per gli appassionati di Dante e dell'evoluzione della lingua italiana, la Biblioteca Capitolare conserva l'Indovinello Veronese, il più antico esempio scritto di volgare italiano.

Il Palio, San Zeno

«Poi si rivolse, e parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde per la campagna; e parve di costoro quelli che vince, non colui che perde»

A Verona Dante assistette certamente all'antico Palio, una corsa a piedi in cui il premio per il vincitore era un drappo di pregiato tessuto di lana verde. E dovette sicuramente rimanerne impressionato tanto da paragonarvi la corsa delle anime dei sodomiti tra le quali incontra il suo maestro Brunetto Latini. Il tracciato della corsa è noto e ripercorribile in più punti all'interno della città.

Dante parla anche del dell'Abate di San Zeno, figlio illegittimo di Alberto I della Scala signore di Verona, per il quale ha parole di grande durezza.

Leggende e dicerie

Sulla presenza di Dante a Verona vi sono poi numerosi aneddoti e racconti che, pur non avendo riscontro documentale e storico, sono spesso plausibili e aggiungono grande interesse a un itinerario dantesco.

Montecchi e Cappelletti

Stemma Capuleti«Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: color già tristi, e questi con sospetti!»

Nell'invettiva politica del VI canto del Purgatorio Dante, rivolgendosi all'imperatore Alberto d'Austria, lo invita a venire a vedere come è ridotta l'Italia, devastata dalle lotte di fazione, Guelfa e Ghibellina in particolare. Tra le famiglie coinvolte in questi scontri Dante cita Montecchi e Cappelletti. Molti ritengono che questa sia un'ulteriore prova dei riferimenti storici della leggenda di Giulietta e Romeo, tanto più che Dante venne la prima volta a Verona sotto la signoria di Bartolomeo della Scala, che secondo il racconto era al potere a Verona quando si svolsero i fatti resi celebri da Shakespeare. Il cognome Cappelletti, sarebbe un'altra versione del cognome Capuleti. Lo stemma famigliare presente presso la casa ritenuta di Giulietta è proprio un cappello.

L'Arena

Guardando la struttura a gradoni concentrici dell'Arena, non può non venire in mente un paragone con la forma a gironi dell'Inferno dantesco. Non sappiamo quando Dante abbia sviluppato questa idea, e se vi sia o meno un'effettiva ispirazione diretta, ma nel suo periodo trascorso a Verona vide senz'ombra di dubbio l'anfiteatro romano ed è affascinante pensare che da lì sia nata la particolare forma dell'Inferno.

La Famiglia

«guarda il calor del sol che si fa vino, giunto a l’omor che de la vite cola.»

Serego Alighieri

Al compimento della maggiore età anche i figli di Dante dovettero abbandonare Firenze e lo raggiunsero a Verona. Il figlio Pietro, dopo aver studiato giurisprudenza a Bologna divenne notaio. La famiglia si stabilì in un palazzo del centro di Verona, ancora in parte visibile nelle sue strutture medievali proprio davanti alla chiesa di Santa Anastasia.
Venne anche realizzata una cappella di famiglia all'interno della chiesa di San Fermo tutt'ora visibile.
In seguito, Pietro Alighieri acquistò una tenuta a Gargagnago in Valpolicella. Nel 1500, era rimasta solo una donna a portare il cognome di Dante: Ginevra Alighieri, cosicché, al matrimonio con Marcantonio Serego, discendente di antica famiglia cavalleresca veronese, per non perdere l'illustre cognome, venne fondata la casata dei Serego Alighieri, tutt'ora proprietaria della bella tenuta in Valpolicella dove produce vini classici tra cui il celebre Amarone. La proprietà è visitabile e, all'interno della rivendita annessa alla cantina è possibile effettuare degustazioni di vini del territorio.

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